UE teme la crisi energetica, caos in Ucraina e Iraq

 Mentre la crisi russo-ucraina non accenna a migliorare, ma scivola sempre più verso il baratro di un guerra infinita, sia l’Europa che l’Italia s’interrogano con ansia su quale sarà la propria la situazione energetica una volta che l’Ucraina avrà terminato le scorte. Questa drammatica evenienza si materializzerà verso dicembre, e a quel punto (ma forse anche prima) la UE dovrà fare i conti con una posizione piuttosto scomoda, cioè l’essere considerata dalla Russia una dei fautori della forte ostilità e resistenza dell’Ucraina nei suoi confronti.

Questa situazione pone il dito nella piaga delle politiche energetiche e nonostante l’Italia si stia dimostrando sensibile da questo punto di vista, la strada da fare è ancora davvero tanta. Inoltre non si può evitare il problema Ucraina volgendo semplicemente lo sguardo verso altri lidi, perché anche Libia e Iraq sono ogni giorno fronti sempre più caldi e poco disposti a mettere a disposizione le proprie risorse energetiche, se non a prezzi altissimi. Queste tematiche saranno sicuramente tra le prime ad essere trattate, soprattutto perché essendo vicino il semestre di presidenza italiana, si vorrà porre l’accento su di esse.

Ci si poteva forse esimere dal dichiarare il proprio sostegno a favore dell’Ucraina, come d’altronde hanno fatto gli Stati Uniti, per proteggere i propri interessi, oppure ignorare la situazione irachena? Ovviamente no e anzi questa situazione, ancorché critica, sembra creata ad hoc per aprire una riflessione che coinvolga l’Europa intera nel vedere se stessa come un’unica nazione, abitata da un unico popolo, che condivide problemi ma anche risorse.

Insieme, i vari Paesi dell’Ue potrebbero realizzare progetti magari a medio termine, ma in grado di regalare finalmente al nostro continente una maggiore indipendenza energetica.

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