L’inquinamento sta finalmente diminuendo?

L’inquinamento in Italia sta finalmente calando? Questo è quel che si potrebbe dedurre dal rapporto Ispra 2014 dedicato alla Qualità dell’Ambiente Urbano, che ha preso in esame 73 capoluoghi di provincia in Italia e che conferma che i cittadini preferiscono il trasporto pubblico. In particolare, negli ultimi dodici anni nel settore dei trasporti su strada si riscontra un taglio del 50% delle emissioni di PM10, le classiche polveri sottili che in passato hanno rappresentato un vero e proprio spauracchio, obbligando gli amministratori locali a ordinare le domeniche a piedi.

Non solo: sempre nel periodo considerato, è stato registrato un calo del 63% delle emissioni prodotte in ambito industriale; ciò non toglie, in ogni caso, che le concentrazioni risultino ancora eccessivamente elevate. I cittadini intervistati, poi, hanno rivelato di preferire la provincia rispetto alla città e di avere intenzione di prediligere i mezzi pubblici; nelle aree urbane, tuttavia, l’auto personale ha ancora il primato.

Le emissioni di PM10 tra il 2000 e il 2012 sono diminuite progressivamente, e nel complesso si è assistito a un calo pari al 37%. Se, da un lato, il settore industriale e quello dei trasporti si sono contraddistinti per una forte riduzione, infatti, dall’altro lato il riscaldamento delle abitazioni private e degli uffici ha fatto salire le emissioni inquinanti addirittura del 47%. Una conferma di come debba essere fatta ancora molta informazione sulla questione: quanti sono gli uffici in cui il riscaldamento è acceso anche in primavera con le finestre aperte? La speranza è che la consapevolezza degli italiani aumenti.

La ricerca bresciana finanziata dagli Usa

Una ricerca sull’inquinamento che viene svolta in Italia ma è finanziata dagli Stati Uniti: in tempi di crisi economica, succede anche questo nel Belpaese. L’Università Cattolica di Brescia, infatti, sta conducendo uno studio di grande valore dedicato agli effetti che l’inquinamento dell’atmosfera ha sulla salute dell’uomo: studio che, però, si avvale di fondi americani.

A spiegarlo è stato il preside della facoltà di Matematica e Fisica dell’Università Cattolica di Brescia, Alfredo Marzocchi, che non senza amarezza ha sottolineato che il costo di un assegnista di ricerca si aggira intorno ai 25mila euro: vale a dire, quello che il Comune spende per uno spettacolo estivo di fuochi di artificio. Ecco, dunque, che una ricerca di prestigio, che prende in considerazione l’impatto dello smog sulla salute umana, ha bisogno di essere finanziata addirittura da Oltreoceano.

Nello specifico, la ricerca fa parte di un progetto che è coordinato dal professore Roberto Lucchini, e che è realizzato insieme con la Icahn School of Medicine di Mount Sinai. I fondi economici per portarlo avanti, invece, arrivano nientemeno che dal National Institute of Enrivronmental Health Sciences degli Stati Uniti, l’Istituto Nazionale delle Scienze Ambientali della Salute.

Il prorettore delegato al coordinamento delle attività di ricerca della Statale Maurizio Memo, in ogni caso, ha voluto sottolineare che per le attività di ricerca quest’anno sono stati raccolti quasi sei milioni e mezzo di euro. Considerando che siamo solo all’inizio di ottobre, e che in tutto il 2013 la cifra raccolta si era fermata a quattro milioni e mezzo di euro, si può parlare di un evidente passo avanti.

Va detto, per altro, che circa un quinto di tali fondi proviene da fondazioni e istituzioni non europee, e in particolar modo americane (un po’ come è accaduto nel caso della ricerca sull’ambiente dell’Università di Brescia). L’importante, comunque, è che lo studio dia risultati certi.